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PAPA FRANCESCO
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Il Martirio di Paolo

Pur sembrando scontato, il miglior modo per capire il significato di un termine è ricercare la sua etimologia. Nel nostro caso la parola martirio ha un’origine greca µάρτυς,ΰρος il cui significato è testimone.

Un’ accusa molto frequente fatta al mondo cristiano è quella di essere amanti del dolore, di essere contenti di camminare in una “valle di lacrime”. Ma, comprendendo bene il significato del martirio si manifesta la superficialità di tale affermazione. Nessuno è mai contento del dolore, lo stesso Gesù è terrorizzato e piange nell’orto degli ulivi, prima della sua Passione. Però la caratteristica del vero cristiano è la forza d’animo con cui si affrontano le diverse situazioni ed il martirio è l’apice di tale forza, scaturita dalla profonda scoperta dell’immenso amore di Dio.

I santi patroni di Roma, Pietro e Paolo, subirono entrambi un glorioso martirio negli anni tra il 65 ed il 70 d.C. Della loro morte gli Atti degli Apostoli non parlano, ma ne troviamo testimonianza in tradizioni concordi.

L’apostolo Pietro durante la persecuzione fatta dall’imperatore Nerone contro i cristiani, fu condannato a morte. Ormai saldo nella fede accettò la sua croce e non ritenendosi degno di morire alla stessa maniera di Nostro Signore si fece crocifiggere a testa in giù. Sul luogo della sepoltura, sul colle del Vaticano, sorse presto una il cappella, che poi Costantino nel 324 trasformerà in una grande basilica.

Anche san Paolo trovò la morte a Roma, ma essendo cittadino romano, gli spettò una morte meno disonorevole, la decapitazione. La tradizione vuole che nel tagliargli la testa, quest’ultima rimbalzò tre volte e nei punti in cui toccò terra sorsero tre fontane, che ancora oggi danno il nome al luogo. Sulla sua tomba, lungo la via Ostiense, sorse poi la basilica a lui intitolata.

Non c’è certezza che i due apostoli Pietro e Paolo, siano morti contemporaneamente o in anni diversi, è certo comunque che il 29 giugno 258, sotto l’imperatore Valeriano (253-260) le salme dei due apostoli furono trasportate nelle Catacombe di San Sebastiano, per metterle al riparo da profanatori; quasi un secolo dopo, papa s. Silvestro I (314-335) fece riportare le reliquie di Paolo nel luogo della prima sepoltura e in quell’occasione l’imperatore Costantino I, fece erigere sulla tomba una chiesa, trasformata in Basilica nel 395, che sopravvisse fino al 1823, quando un violento incendio la distrusse; nello stesso luogo fu ricostruita l’attuale Basilica.

La Chiesa Latina li celebra li festeggia il 29 giugno, poiché sostituisce la ricorrenza di Romolo e Remo, fondatori della città, essendo ritenuti i ‘fondatori’ della Roma cristiana.

La festa liturgica dei ss. Pietro e Polo venne inserita nel santoriale, ben prima della festa del Natale e dopo la Vergine SS. Sono insieme a s. Giovanni Battista, i santi ricordati più di una volta e con maggiore solennità; infatti il 25 gennaio si ricorda la Conversione di s. Paolo, il 22 febbraio la Cattedra di s. Pietro, il 18 novembre la Dedicazione delle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo, oltre la solennità del 29 giugno.

Questi dati manifestano l’importanza e la potenza del martirio, una testimonianza reale, concreta e con un’onda d’urto impressionante.

Federica

DAL VATICANO
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