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PAPA FRANCESCO
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Sant’Ignazio di Antiochia

clipimage001Il 17 ottobre la chiesa cattolica ricorda Ignazio di Antiochia, uno dei più importanti ed antichi tra i suoi Padri. Vescovo e martire vissuto nella seconda metà del I secolo d.C., dopo Pierto ed Evodio fu eletto vescovo di Antiochia di Siria, una delle più grandi città del mediterraneo in quel periodo. Condannato a causa delle persecuzione dei cristiani ad opera dell’imperatore Traiano, sant’Ignazio fu deportato a Roma dove morì divorato dai leoni in un circo.

Durante il viaggio da Antiochia a Roma riuscì a comporre sette lettere: da Smirne scrisse alle comunità dell’Asia Minore (Efeso, Magnesia e Tralle); poi scrisse ai Romani ammonendoli di non intercedere per lui presso Traiano; da Troade scrisse alle comunità di Filadelfia e di Smirne, ed infine, a San Policarpo, vescovo di quest’ultima città.

Nei suoi scritti, oltre a cogliere la sua personalità profondamente religiosa ed il suo incommensurabile amore per Cristo, ritroviamo dati importanti sull’organizzazione e sui principi della Comunità Cristiana primitiva. Inoltre, le espressioni, da noi adoperate, Chiesa Cattolica e Cristianesimo sono neologismi da lui creati.

Le sue parole, cariche di speranza, impregnate di un forte anelito verso il martirio e ricordate sin del IV secolo d.C., restano per noi un messaggio fortemente attuale.

Ma ora lasciamo che a parlare al nostro cuore sia questa piccola raccolta dei suoi scritti affinchè possiamo comprendere e fare nostro quello che Ignazio ci vuole comunicare della sua profonda esperienza cristiana:

È meglio tacere ed essere, che dire e non essere. È bello insegnare se chi parla opera. Uno solo è il maestro e ha detto e ha fatto e ciò che tacendo ha fatto è degno del Padre. Chi possiede veramente la parola di Gesù può avvertire anche il suo silenzio per essere perfetto, per compiere le cose di cui parla o di essere conosciuto per le cose che tace. Nulla sfugge al Signore, anche i nostri segreti gli sono vicino”. (Dalla lettera agli Efesini)

Scrivo a tutte le Chiese e annunzio a tutti che io muoio volentieri per Dio, se voi non me lo impedite. Vi prego di non avere per me una benevolenza inopportuna. Lasciate che sia pasto delle belve per mezzo delle quali mi è possibile raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e macinato dai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo. Piuttosto accarezzate le fiere perché diventino la mia tomba e nulla lascino del mio corpo ed io morto non pesi su nessuno. Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo. Pregate il Signore per me perché con quei mezzi sia vittima per Dio. Non vi comando come Pietro e Paolo. Essi erano apostoli, io un condannato; essi erano liberi io a tuttora uno schiavo. Ma se soffro sarò affiancato in Gesù Cristo e risorgerò libero in lui. Ora incatenato imparo a non desiderare nulla”.

Preoccupatevi di attendere ad una sola eucarestia. Una è la carne di nostro Signore Gesù Cristo e uno il calice dell’unità del suo sangue, uno è l’altare come uno solo è il vescovo con il presbiterato e i diaconi miei conservi. Se ciò farete, lo farete secondo Dio.” (Dalla lettera ai Romani)

Fratelli miei, ho grande amore per voi e giulivo cerco di rafforzarvi. Non io ma Gesù Cristo, nel quale incatenato ho ancora molto timore, perché sono ancora imperfetto. Ma la vostra preghiera in Dio mi perfezionerà per raggiungere misericordiosamente l’eredità, rifugiandomi nel vangelo come nella carne di Gesù e negli apostoli, come nel presbiterato della Chiesa. Amiamo i profeti perché anch’essi annunziarono il vangelo e sperarono in lui e lo attesero, e credendo in lui furono salvi. Essi uniti a Gesù Cristo, santi degni di amore e di ammirazione, hanno ricevuto la testimonianza di Gesù Cristo e sono stati annoverati nel vangelo della comune speranza”. (Dalla lettera ai Filadelfiesi)

Nessuno si lasci ingannare; anche gli esseri celesti, la gloria degli angeli, i principi visibili ed invisibili se non credono nel sangue di Cristo hanno la loro condanna. "Chi può comprendere, comprenda". Il posto non inorgoglisca nessuno; tutto è la fede e la carità, cui nulla è da preferire. Considerate quelli che hanno un’opinione diversa sulla grazia di Gesù Cristo che è venuto a noi come sono contrari al disegno di Dio. Non si curano della carità, né della vedova, né dell’orfano, né dell’oppresso, né di chi è prigioniero o libero, né di chi ha fame o sete”. (Dalla lettera agli Smirnesi)

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Il glorioso martirio di Ignazio di Antiochia è presente anche nell’iconografia, nella quale è raffigurato tra due leoni, vestito con accessori vescovili, rappresentante il pane eucaristico consumato dalle bocche dei suoi fedeli per dar loro la vita.

Federica

Se siete interessati a leggere le lettere di S. Ignazio di Antiochia per intero potete collegarvi ai siti di seguito riportati:

http://www.monasterovirtuale.it/home/la-patristica/breve-profilo-biografico-di-s.-ignazio-di-antiochia.html

http://www.larici.it/culturadellest/icone/apostolici/ignazio/index.htm

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